FOCUS ON. Patek Philippe 2526, la storia e le innovazioni di una referenza fuori dal comune.

il primo automatico di patek e l’esemplare appartenuto a enrico mattei in vendita da bolaffi

13 SETTEMBRE 2020 | by ENRICO AURILI

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Non solo il primo di una serie di innovazioni della manifattura ginevrina, la referenza 2526 della Patek Philippe si caratterizza anche per essere uno degli esemplari più ambiti da chi è alla ricerca della qualità e raffinatezza dei quadranti in smalto.
Come gli stessi orologi da tasca realizzati fra la metà del 1700 e il successivo secolo, per il lancio del suo primo orologio automatico la Patek Philippe optò per un ritorno alle origine con la realizzazione di un raffinato movimento impreziosito da un quadrante in smalto.

Patek Philippe 2526, Aste Bolaffi lot 136 30 September 2020

Aste Bolaffi, asta n. 261, lotto 136 – Patek Philippe 2526 appartenuto a Enrico Mattei

Gli anni ’50, oltre a coincidere con il boom economico del dopoguerra, per la Patek Philippe rappresentarono l’introduzione di una serie di innovazioni.
La prima la si può far risalire al 26 marzo 1947, con la richiesta di brevetto 261.431 che definiva una nuova tipologia di bilanciere. Noto in un primo momento come balancier à vis e in seguito Gyromax, questo nuovo organo era costituito da otto masse regolabili incassate lungo la periferia superiore del bilanciere le quali andavano a sostituire le tradizionali viti compensatrici. In questa modo, per la Patek, fu possibile la creazione di un bilanciere più grande e con un momento d’inerzia maggiore. Effetto che si tradusse in una migliore precisione dell’orologio.

Schemi dei brevetti Patek Philippe: a sinistra CH261431A e a destra CH280067

La seconda innovazione arrivò quasi trent’anni dopo la produzione dei primi orologi automatici (vedi Leroy & Cie nel 1922 e Harwood nel 1926). Ciò fu dovuto in parte al successo mai tramontato degli orologi manuali Patek, quanto all’incontrastato dominio della Rolex con il suo rotore centrale sviluppato da Emile Borer. Lanciato nel 1933, il Perpetual Rotor della casa coronata fu la pietra miliare che eclissò ogni altro sistema di carica automatica brevettato a quei tempi. Grazie al brevetto pluridecennale nessun’altra manifattura poté adottare questo sistema, con il conseguente adattamento delle varie case al rotore a martelletto ideato da John Harwood.
Il nuovo calibro Patek Philippe, espressamente voluto dal direttore generale Jean Pfister, fu progettato dal team diretto da François Cart. Per sopperire alla proprietà del brevetto posseduto dalla Rolex, quanto per differire da ogni altro automatico, Cart optò per una massa centrale che interagiva con un eccentrico collegato a due cricchi che avevano il compito di accompagnare nella rivoluzione il rocchetto comunicante con gli ingranaggi del bariletto.
Il brevetto 289.758 da cui sarebbe nato il calibro 12-600AT venne infine depositato il 20 aprile del 1951.

Schema del brevetto Patek Philippe CH289758A

L’eccellenza del calibro 12-600AT

Il nuovo calibro 12-600AT fu prodotto in serie a partire dal 1952 e sin dalla sua nascita si contraddistinse, oltreché per l’oramai ben nota cura dei dettagli, per la massa oscillante realizzata in oro 18K (scelta dovuta sia per la preziosità del materiale quanto per il suo peso specifico) decorato a guilloché. Una raffinatezza neppure ricercata dalla Rolex, la quale dell’automatico aveva fatto uno dei suoi maggiori traguardi.
Altro dettaglio non di poco conto era il numero di rubini che nel 12-600AT corrispondeva a 30 (28 rubini e 2 zaffiri). Per fare un paragone basti pensare che un movimento Patek Philippe dell’epoca come anche il calibro automatico A-296 della Rolex avevano in tutto 18 rubini, mentre l’automatico Patek più recente, ovvero il 324, ne ha “soli” 29.
Lo scappamento del 12-600AT lavorava a 19.800 alternanze all’ora ed era regolato per il caldo, il freddo, l’isocronismo e cinque posizioni. Oltre a questo il meccanismo era dotato di una registrazione micrometrica a collo di cigno e un sistema antiurto Parechoc. Sebbene il bilanciere Gyromax fosse stato introdotto nel corso del 1953, i primi esemplari del calibro 12-600AT potevano essere equipaggiati ancora da un tradizionale bilanciere con viti. Particolarità riscontrabile in diversi esemplari 2526 prodotti prima del 1954.

Patek Philippe 2526 calibro 12-600AT, bilanciere con viti e bilanciere Gyromax

Paragone di un movimento 12-600AT con bilanciere tradizionale (Aste Bolaffi, ref. 2526 del 1953) e bilanciere Gyromax (Phillips, ref. 2526 del 1955)

Come descritto nella brochure di presentazione che illustrava le straordinarie caratteristiche del calibro e del nuovo bilanciere Gyromax, grazie alle proprietà aerodinamiche e le possibilità di regolazione di quest’ultimo, la Patek assicurava uno scarto di un solo secondo in 24 ore. Per fare una comparazione, i moderni orologi sono garantiti per variazioni pari o inferiori a due secondi al giorno.

Patek Philippe 2526 brochure

Brochure illustrativa del calibro 12-600AT

In accordo al libro Patek Philippe, The Authorized Biography di Nicholas Foulkes, il calibro 12-600AT fu inizialmente montato sulle referenze 2526 (1952), 2540 (1953), 2551 e 2552 (1954), per poi equipaggiare negli anni successivi altre tre diverse referenze.

L’arrivo del nuovo 2526

Sulla base dei disegni di David Penney, che nel 1931 delineò le forme del primo Calatrava referenza 96, nacque il modello 2526 che abbandonò le linee rigide dei suoi predecessori in favore di forme più morbide e una cassa dal diametro di 36 millimetri (una illustrazione di Penney raffigurante il 2526 con indici Breguet è presente nel libro Patek Philippe, Montre Bracalets di Huber & Banbery).
La referenza 2526 fu prodotta con casse in oro giallo e rosa, e in un numero ancora più ristretto in oro bianco e in platino. Come già introdotto con la referenza 438 (1935), la cui realizzazione fu commissionata alla Taubert & Fils che nel 1931 brevettò le casse impermeabili con fondello decagonale, la manifattura ginevrina adottò anche per il suo primo modello automatico un fondello a vite impermeabile. Questa volta la fabbricazione per il 2526 fu però affidata a Frédéric Baumgartner, che già a fine anni ’30 si distinse anch’egli per alcuni brevetti che avrebbero poi caratterizzato gli Omega Marine Standard.
Per quanti si fossero dimostrati interessati, la Patek Philippe offriva la possibilità di abbinare all’orologio una raffinata serie di bracciali. Anch’essi realizzati in metallo prezioso, i bracciali erano prodotti da illustri firme come ad esempio Gay Frères e Ponti Gennari.

Patek Philippe bracciali per 2526

Immagine di catalogo dei bracciali che potevano essere abbinati ai vari modelli, tra cui il 2526

La straordinarietà del quadrante in smalto

In passato la Patek Philippe si era già distinta per l’uso dello smalto nella creazione di quadranti con cui risaltare i propri segnatempi, come l’elaborato cloisonné (vedi questo 2481). Per coronare il lancio del suo primo orologio automatico, la Patek optò per la realizzazione su una base d’argento di un quadrante in smalto a doppia cottura.
Il colore scelto fu un bianco ma dalle tonalità crema. Un colore che come rilevato da Hodinkee nel suo articolo del 2016 neppure Donzé Cadrans, che per alcuni collezionisti ha provato a replicare il quadrante in smalto del 2526, nonostante la sua storica maestria e le moderne tecniche non è riuscito a replicare.
Se ancora oggi la realizzazione di quadranti in smalto può comportare dei fallimenti, all’epoca la realizzazione di questi quadranti in smalto a doppia cottura (unito alla necessità di forarne la delicata superficie, così da applicarvi gli indici) portò a una proporzione di circa 9 pezzi su 10 da scartare.
Per ovviare alla difficoltà nella realizzazione, in seguito la Patek decise che gli indici sarebbero stati semplicemente incollati. Ciò ha comportato la classificazione di questi quadranti in Prima serie (ovvero con indici applicati) e Seconda serie (indici incollati), con i collezionisti che bramano in particolar modo la prima tipologia di quadranti riconoscibili per le convessità sullo smalto prodotte durante la foratura e visibili attorno agli indici.

Patek Philippe 2526, quadrante prima serie

Dettaglio, in particolare degli avvallamenti, del quadrante prima serie del 2526 venduto da Christie’s nel 2019

Il 2526 rimase in produzione fino al 1960 circa, anno di uscita del nuovo calibro automatico 27-460. In questo arco di tempo venne prodotta una ultima tipologia di quadranti realizzati in metallo (detta Terza serie), e non più in smalto.
Gli indici usati nelle tre serie di quadranti furono maggiormente quelli a bastone con delle varianti che videro l’applicazione della numerazione Breguet. Alcuni quadranti di metallo vennero invece impreziositi da indici con diamanti incastonati.
Del tutto particolari sono i quadranti ribattezzati Golden Rule (che si traduce letteralmente in “regola d’oro”, ovvero un codice etico e morale riscontrabile in diverse filosofie di pensiero nonché religioni) i quali si contraddistinguono per la scritta Do Unto Others As You Would Have Them Do Unto You. Questa tipologia di quadrante si trova in abbinamento alla firma della prestigiosa gioielleria Tiffany. Si presume che questa serie potesse essere stata prodotta su richiesta del presidente americano Lydon Baines Johnson, il cui esemplare di 2526 in oro giallo è custodito oggi presso la LBJ Library and Museum ad Austin, in Texas.

Paragone Patek Philippe 2526 quadrante indici Breguet, LBJ aka Golden Rule, diamanti

Raffronto tra le versioni con indici Breguet, scritta Golden rule e diamanti incastonati

Per chi fosse alla ricerca di un quadrante ancora più speciale non può che essere la versione in smalto nero, come questo venduto da Phillips nel 2016.
Bisogna fare attenzione però che l’estratto Patek confermi la nascita dell’orologio con questa tipologia di quadrante. Nel 2015 Christie’s aggiudicò un 2526 del 1957 con quadrante in smalto nero sostituito, apparentemente su richiesta del proprietario, pochi anni dopo l’acquisto dello stesso. Rispetto al risultato di Phillips che fu di CHF 185.000, l’esemplare di Christie’s fu venduto a CHF 81.250. Una differenza importante, sebbene comprensibile.

Patek Philippe 2526 quadrante nero venduto da Phillips 2016

Il 2526 quadrante in smalto nero venduto da Phillips nel 2016 per CHF 185.000

“The Patek Philippe Automatic watch is treasured for its luxurious elegance, the beauty of its lines and its enduring accuracy.”
(tratto dalla brochure Patek Philippe)

L’orologio appartenuto a Enrico Mattei in asta da Bolaffi

È con estremo piacere che al di là della straordinarietà di questa referenza, la prima ad aver introdotto un movimento automatico in casa Patek e aver inoltre osato con la realizzazione di uno straordinario quadrante in smalto, nella prossima asta di Bolaffi che si terrà questo 30 settembre a Milano abbiamo l’onore di avere in catalogo il Patek Philippe 2526 appartenuto a Enrico Mattei. Una delle figure più influenti e carismatiche del dopoguerra.
L’orologio che sul fondello reca la dedica incisa, fu un dono fattogli dai dirigenti e laureati dell’AGIP. La stessa azienda che Mattei seppe ricostruire e far espandere.
La referenza 2526 proposta in asta si contraddistingue per essere uno dei primissimi esemplari, come confermato dall’estratto Patek che ne indica l’anno di produzione nel 1953 e dal numero di serie del movimento 760.217 (Patek iniziò la numerazione dei calibri 12-600AT da 760.000 per concluderla con 767.099). Essendo uno dei primi esemplari di 2526, il quadrante che adorna l’orologio è una Prima Serie il cui valore è ancor più impreziosito dalla personalizzazione per Gobbi, storica orologeria milanese fondata nel 1842.
Un’altra particolarità e congruenza di questo 2526 è la data di vendita che l’estratto conferma essere il 13 gennaio del 1954, con la data incisa sul fondello che è in ricordo del 4 febbraio di quello stesso anno. L’anno successivo ad alcuni risvolti storici di Enrico Mattei, con la fondazione della ENI e la costituzione dell’AGIP Mineraria nel 1953.

Patek Philippe 2526 appartenuto a Enrico Mattei in vendita da Bolaffi

Il 2526 in vendita da Bolaffi il 30 settembre. Base d’asta EUR 25.000

2020-10-09T09:43:12+02:00

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