FOCUS ON. La Hamilton ripropone lo storico Pulsar P2 a cinquant’anni dalla sua presentazione

il primo orologio digitale elettronico al mondo torna in una riedizione

20 MAGGIO 2020 | by ENRICO AURILI

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A distanza di cinquant’anni dalla presentazione del primo orologio da polso digitale, la Hamilton ha deciso di mettere in commercio quest’anno un orologio che ricalca le linee dell’iconico modello Pulsar: l’orologio che al suo lancio rivoluzionò il modo di leggere l’ora.
Preceduto dall’esclusiva versione in oro P1 commercializzata a partire dal 1972, il P2 – a cui il nuovo modello della Hamilton è ispirato – fu un eclatante successo per la casa statunitense tanto da aprire nei successivi anni alla rivoluzione degli orologi digitali.

Roger Moore e Jane Seymour nel film Vivi e lascia morire

Tra le decine di orologi apparsi nei film dell’infallibile agente segreto 007, il Pulsar è uno di quelli entrati nell’immaginario collettivo. Forse non alla pari dei Submariner della Rolex indossati da 007, ma anche se fino a quel momento gli orologi di Bond non erano ancora dei gadget multiuso modificati da Q, grazie al rivoluzionario aspetto nonché a quel modo diverso di indicare l’ora, il Pulsar P2 usato da Roger Moore in Vivi e lascia morire (1973), lasciò tutti affascinati.
Non a caso per la Hamilton, e la neonata Time Computer, le vendite del Pulsar si rivelarono da primato.

Per risalire alla storia del Pulsar bisogna passare per la dimostrazione del funzionamento dei diodi, noti anche come LED (Light Emitting Diode), eseguita per la prima volta da Nick Holonyak Jr. nell’ottobre del 1962 con l’emissione di una fonte di luce rossa, le cui lunghezze d’onda rientravano nello spettro visibile all’occhio umano.
Sette anni più tardi la Electro/Data Inc., in collaborazione degli ingegneri George Thiess e Willy Crabtree, s’interessò alla realizzazione di un prototipo di orologio da tavolo la cui indicazione dell’ora fosse affidata a dei diodi prodotti dalla Hewlett Packard. Non appena la notizia si divulgò, l’ingegnere della Hamilton John M. Bergey contattò con l’azienda.
Di suo la Hamilton aveva alle spalle già alcuni brevetti e prototipi per orologi da polso le cui ore fossero indicate in maniera digitale. Inoltre il regista Stanley Kubrick e l’autore Arthur Clarke si erano rivolti nel 1967 alla Hamilton per la concezione di un futuristico orologio da usare per il film 2001: Odissea nello Spazio.
Sebbene l’esemplare non sia mai apparso nella pellicola, la manifattura realizzò per il regista un orologio dalla forma sferica appiattita la cui indicazione digitale delle ore era affidata a dei tubi nixie. Al contrario, per il film vennero scelti degli orologi da polso certamente futuristici, ma caratterizzati ancora da una indicazione analogica con quella digitale, riservata alle indicazioni GMT e della data, ristretta alla sola parte inferiore.

Hamilton per il film 2001: Odissea nello Spazio

I due prototipi della Hamilton per il film 2001: Odissea nello spazio

L’accordo raggiunto tra la Electro/Data e la Hamilton prevedeva che la prima avrebbe fornito i moduli elettronici per il nuovo orologio, mentre la Hamilton avrebbe a sua volta finanziato la ricerca.
A guidare il progetto denominato Pulsar vi era John M. Bergey, e il nome aveva tratto ispirazione da una pubblicazione scientifica sulle stelle in grado di emettere radioonde a intervalli estremamente regolari, altrimenti note come pulsar, scoperte alcuni anni prima dall’astrofisica Jocelyn Bell.

“luce pulsante emessa da una stella con una precisione senza precedenti”
(La descrizione scientifica del pulsar)

Il 6 maggio del 1970 venne depositato il brevetto US3672155 mentre un’apposita conferenza stampa fu indetta al Four Seasons di New York. Quello stesso giorno uno dei sei prototipi, realizzati al costo di 60.000 dollari ciascuno, venne mostrato per la prima volta dal presentatore Johnny Carson durante il The Tonight Show.
Nell’occasione il conduttore non mancò di elencare le innovazioni dell’orologio, ma anche di commentare ironico come “Questa macchina non lascerà mai Topolino senza lavoro”. Un verdetto vero solo in parte tant’è, che soli cinque anni più tardi, ancora nel pieno fervore della mania dei Pulsar, sempre durante il suo programma Carson avrebbe introdotto una nuova innovazione, il Pulsar Calculator. L’ultimo sprazzo prima del tramonto del Pulsar, sopravanzato dalla tecnologia a LCD e l’industrializzazione giapponese.

Il prototipo Hamilton Pulsar, pubblicato nell’articolo The Pulsar: A Revolution in Display Technology di Klaus Zhang

L’arrivo del Pulsar P1 e P2

L’intenzione iniziale della Hamilton era quello di lanciare il modello nell’autunno del 1970, ma la Electro/Data continuava a riscontrare dei problemi con il modulo 44-IC che serviva a gestire le funzioni dell’orologio. Non vi erano più parti meccaniche, e tutto era affidato all’elettronica e a dei circuiti integrati.
Per sopperire ai difetti il progetto venne stravolto. Un nuovo modulo 25-IC venne sviluppato in combinazione di due batterie convenzionali al posto di quelle da 4.5 volt ricaricabili. Allo stesso tempo lo scultore Ernest Trova fu incaricato di elaborare un nuovo design per la cassa, design successivamente ripreso da Jean M. Wuischpard. Superati alcuni problemi di affidabilità i primi 400 esemplari del Pulsar denominato P1 furono commercializzati il 4 aprile 1972 in una versione in oro 18k dal costo di 2.100 dollari. L’orologio andò immediatamente a ruba con vari vip, personaggi politici, Scià e Imperatori d’oltreoceano interessati ad acquistare il loro esemplare personale.
Ottenuti i restanti moduli, l’accordo fra la Electro/Data e la Hamilton si poté ritenere concluso e la manifattura di Lancaster aprì un’azienda denominata Time Computer Inc., il cui scopo era quello di provvedere alla produzione e alla commercializzazione dei successivi modelli Pulsar, partendo dalla successiva versione P2 lanciata nel 1973 che si rivelò un imponente trionfo commerciale, con più di 10.000 esemplari venduti al mese. Tanto che la produzione di 1.000 unità al mese non riusciva a stare dietro agli ordini.

“è concepibile […] che un giorno in futuro ci sarà un computer da polso programmabile che risponderà a una varietà di programmi utili, selezionati personalmente da chi lo indossa”
(Richard J. Blakinger, presidente della Hamilton)

Il successo del Pulsar di quegli anni forse è paragonabile solo a quello ottenuto dalla Swatch a cavallo degli anni ’80 e 90.
La Hamilton aveva fatto centro sviluppando qualcosa che sembrava ancora più avanzato e futuristico del già di per sé rivoluzionario meccanismo al quarzo. Inoltre nel pieno boom della space era, con l’approdo sulla luna avvenuto nel 1969, il Pulsar sembrava essere l’orologio perfetto per quel decennio.
Purtroppo questo dominio durò solo altri quattro anni, con gli orologi LCD che gradualmente iniziarono a sopravanzare quelli a LED e la Seiko, dopo anni di sviluppo in tale direzione, era lì pronta a ereditarne il successo.

L’Hamilton PSR

Il nuovo modello Hamilton PSR omaggia il predecessore ricalcandone le linee con le principali differenze nel display e nel nome. Nel primo caso il nuovo orologio è dotato di uno schermo ibrido, sviluppato dalla Asulab, che combina tecnologie LCD riflettenti (display a cristalli liquidi) e OLED a emissione (diodo organico a emissione di luce). Quest’ultimo si attiva premendo il pulsante in modo da visualizzare l’ora in maniera simile all’originale Pulsar, mentre il display LCD permette che l’ora sia sempre visibile. Quanto riguarda il nome, il marchio Pulsar fu acquisito dalla Seiko verso la fine degli anni ’70, motivo per cui compare sulla cassa il nome Hamilton anziché la sigla “Pulsar”.
Il nuovo PSR è prodotto in una versione in acciaio (ref. H52414130, 695 Euro) e una con rivestimento PVD dorato (ref. H52424130, in edizione limitata di 1.970 esemplari al costo di 945 Euro). In origine il P2 era disponibile in ben cinque varianti: acciaio, placcato in oro, placcato oro/acciaio, oro 14K e in oro 18K, con un prezzo che andava dai 275 dollari per la versione in acciaio sino ai 2.100 dollari per quella in oro 18K.

Il nuovo Hamilton PSR nella versione in acciaio

2020-06-13T11:23:46+02:00

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